martedì 14 luglio 2009

Oggi Sciopero


Oggi, 14 luglio, e per 24 ore a partire da ora, questo blog aderisce all'appello di Diritto alla Rete contro il Ddl Alfano che imbavaglia la Internet italiana. Informatevi, è importante.

martedì 7 luglio 2009

Non sono razzista, sono loro che sono... napoletani

eh sì, bisogna riscriverlo il motto multietnico contro il meticciamento e la scomparsa delle nostre cristiane radici ( perchè oggi razzista non si spuò più dire. Mica sono razzisti quelli che tirano le banane a Balotelli..)
perchè, il giovana deputato alla camera della Lega Nord, Matteo Salvini di anni 36, mica 14 [quello dei vagoni a parte sulla metro per gli extracomunitari... che non è una misura razzista; questi devono imparare a rispettare le nostre tradizioni: a noi gli stranieri ci stanno sul cazzo!, mica è razzismo. è una tradizione...] si è fatto addirittura filmare mentre nell'incontenibile gioia per la festa di Pontida 2009 lancia un coro, di cui poi assume pure la direzione, sulle note del
"senti che puzza scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani"...

i Napoletani? ma come? quelli a cui loro hanno ripulito le strade con gli onesti soldi dei lavoratori del nord e i lerci soldi di Roma ladrona? e ancora puzzano?
c'è qualcosa che non va... che sia l'ennesima promessa non mantenuta dal governo e che invece avevano fatto passare come un successo clamoroso?

possibilie. ma nello specifico forse è solo un caso di coglione ipertrofico che esce, per le eccessive dimensioni, dal suo comune nordista ed entra in parlamento

per correttezza ribadiamo comunque il curriculum di Lord Salvini:
Capogruppo della Lega Nord al comune di Milano
Parlamentare della Lega Nord alla Camare dei Deputati
e dulcis in fundo Europarlamentare

capito?! europarlamentare. vuol dire che si siede coi colleghi degli altri paesi
ricordate Martin Schulz, il rappresentante del SPD tedesco cui Berlusconi diede in amicizia del Capò (gerarca nazista)? [per non dimenticare il link dell straordinario momento di distensione nei rapporti internazionali con la Germania]
ecco, dato i precedenti c'è solo da sperare che Salvini in europa non proponga le poltrone riservate per quelli che puzzano o peggio che si porti quattro banane da tirare.

Ma sarò mica io?

deve aver pensato Mara Carfagna, ministro della Repubblica per le Pari Opportunità, quando il Mail on Sunday ovvero l'edizione domenicale del Daily Mail, il più venduto quotidiano conservatore (insomma la solita teppa comunista) del Regno Unito ha titolato che:

sarà "un'ex modella in topless" a scortare le mogli dei leader del G8 nell'atteso summit

e sì, mi sa che si riferiva proprio a lei quella feccia comunista britannica...
e pensare che in Italia il suo passato e il suo poco trasparente modo di accaparrarsi un incarico di governo non aveva creato poi grosse orticarie,
ma nonostante tutto di fronte alle battute dei pochi comici che ancora non siedono in parlamento lei aveva sbottato frustrata:

bisogna finirla con questa storia! (non devo essere giudicata per come sono arrivata in parlamento) giudicatemi per quello che faccio, guardate la legge contro le prostitute!
(che, per inciso è stata sospesa nella neanche troppo velata ipotesi che diventi un boomerang contro il signore che folgorato dalle sue performance le ha elargito uno scranno)

Eh certo! aggiungiamo noi. La teoria non fa una piega.
Perchè giudicare qualcuno per il suo percoso etico-politico-professionale?
la meritocrazia mica sta nel meritare le cose...
sta nel non fare figure indecorose dopo averle sottratte indegnamente ai più meritevoli.
Pareva già allora di leggere nelle parole del ministro un attaccamento malasano, e tra l'altro di erronea\eccessiva intepretazone che una certa destra si è sempre riservata, nel riconoscersi nella celebre frase di Machiavelli "il fine giustifica i mezzi"

il problema che sorge oggi è però un altro:
quando uno per accaparrarsi tutto finisce i mezzi come giustifica i fini? fine.

giovedì 25 giugno 2009

Neil Gaiman e l'American Gods perduto

Ora che finalmente gli studios americani hanno scoperchiato il "vaso di Pandora-Neil Gaiman" cominciando a portare sullo schermo le versioni filmiche dei suoi lavori, non possiamo esentarci dal chiederci perchè vengona ignorati o quantomeno messi in secondo piano quelli che sono i suoi capolavori assoluti.

In verità uno di questi, "Coraline", è uscito da poco al cinema (anche 3D)
per la regia del mostro dello stop-motion Henry Selick (padre con Tim Burton di Nightamre before Christmas) e con ottimi risultati sia di resa sia di successo di pubblico/critica

Ma le note dolenti arrviano quando si pensa che nella ressa di film tratti da fumetti non solo supereroistici, basti pensare ai vari V per Vendetta e From Hell, nessuno si sia ancora preso la briga di lavorare alla serie a fumetti più premiata di sempre:

sì, sto parlando di Sandman, cazzo.
sto parlando della serie che ha rivoluzionato l'aproccio alla mitologia
che ha riscritto il mito
che ha riscritto il modo di fare il mito
che ha riscritto la mitopoiesi stessa



E poi c'è American Gods, il romanzo totale.
forse la più bella opera non a fumetti di Gaiman
Un romanzo straordinario che è un epic-thriller ad una prima analisi ma che riscrive profondamente il rapoprto con il mondo e con la divinità lavorando su due piani convergenti:

1) quello del processo mitopoietico in generale, in cui i miti vengono riproposti e reinventati (vale per gli dei della mitoligia classica nordica e indoeuropea in generale)
ed inventati ex novo (vale per le nuove divinità, quelle legate al mondo moderno e postmoderno)

2)quello della truffa che è il motore dei singoli personaggi come della trama del romanzo che si ipertofizza nella "trama del mondo"

da questi punti di partenza emerge prepotente una neanche troppo sottesa volontà razionalista che fa convergere i due filoni proponendo una progressiva identificazione fra i concetti di truffatori e truffa al fine di dimostrare che la truffa non sta in quello che le divinità fanno, ma nelle divinità stesse.

E' per questa sua struttura trasmigratoria che si sposta dal soggetto (le divinià) all'oggetto (l'uomo) e dall'oggetto al mondo che genera ed è al tempo stesso espressione dei soggetti che American Gods può essere definito senza esagerare IL romanzo razionalista postmoderno

che ci sorride e dice: "ehi, non prendermi troppo sul serio, sono solo una storia su dei che non ti appartengono più e su come la società contemporanea li avrebbe avviliti proprio come fa con le persone comuni"

ma intanto sussurra:"ehi, amico, attento. perchè le divinità non cercano di fregarti per stare nel mondo. loro SONO la fregatura".

e quando ha finito di sussurrare, prima di tornare a sorridere, ghigna.

mercoledì 24 giugno 2009

Famigilia Cristiana attacca lo statista più baso del mondo

di Wathcman

"DIMISSIONI" un parola pesante come un macigno; e finchè la dice Repubblica o L'Unità o perfino il Foglio non fa nulla. Ma se la sassata arriva dalla colonna-editoriale di Famiglia Cristiana le cose cambiano.


potete leggere tutto larticolo qui, in fondo alla pagina dopo le lettere dei lettori

Se il direttore don. Antonio Sciortino dice:
"a tutto c'è un limite. Quel limite di decenza è stato superato.Qualcuno ne tragga le debite conclusioni."
perchè, tra l'altro
"il problema dell'esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica [...] l'autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. E' pura ipocrisia o convenienza di interessi privati [...] chi esercita il potere non può pretendere una zona franca dell'etica nè pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa".

Ecco, un calcio nelle palle in piena regola.
Che sta, a leggere bene, più che in quel "dimissioni", in quel "non può pretendere... nè pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa", durissimo.

La presa di posizione del più autorevole periodico cattolico apre nuovi fronti nei problemi della maggioranza di governo e fa registrare una presa di posizione politica forte delle alte sfere vaticane.
Un gesto di ordine morale ma certamente anche pesante sul piano politico e non solo per quanto riguarda il governo ma anche per quanto riguarda il mondo cattolico stesso:
se alla fine il premier dovesse veramente rassegnare le dimissioni, ci troveremmo davanti a una indiscutibile prova di forza del mondo cattolico che dimostrerebbe così di avere un peso politico ben più netto di quello che ad oggi gli viene riconosciuto.
Mandare a casa un uomo con il consenso di Berlusconi vorrebbe dire potr dimostrare che la chiesa sposta più voti di quanti oggi il centro-destra gliene riconosca. Sarebbe quasi recuperare i fasti non della vecchia, ma della prima DC, quella post-unitaria, quella plebiscitaria...
quella che potè scrivere la costituzione con socialisti e comunisti in una posizione di forza e che riuscì a strappare a Togliatti quell' art.7 tanto inviso alle gerarchie laiche.
Perchè è questo che sarebbe lo scenario, con una destra senza leader e una sinistra spaccata e litigiosa. Si creerebbe di nuovo, non lo spazio per un grande partito di centro ma, la voragine per un grande partito cattolico, con le mani libere e sopratutto piene... di voti.

martedì 23 giugno 2009

Arriva Altai, Wu Ming torna sui passi di Q

...
E' ormai noto che i Wu Ming hanno deciso di "tornare sul luogo del delitto" per ri-generare le
atmosfere di Q. alla luce dell'evoluzione che il collettivo ha affrontato nell'ultimo anno.

uno stralcio di Altai, questo il titolo che avrà il nuovo romanzo, è già apparso su Repubblica e può essere letto qui.

Sarà dura continuare ad esprimersi sui livelli di Q ma Wu Ming ci ha abituati bene e vedremo se ricambieranno ancora una volta la nostra fiducia.

Slitta quindi il secondo romanzo della trilogia "americana", ma intanto Manituana si prepara ad uscire in lingua inglese..
e comunque vale la pena aspettare se l'attesa vorrà dire leggere Altai, no?

e intato potete ascoltare Wm1 che legge estratti dal nuovo libro

e ri-leggere l'articolo di Roberto Saviano su Mnanituana


l' immagine presente nell'articolo è di proprietà della Wu Ming Foundation e coperto da licenza Creative Commons 2.5 si ringraziano gli autori per la disponibilità accordata.

venerdì 12 giugno 2009

La Forma della paura di De Cataldo,Rafele

Ancora un buon libro di De Cataldo (qui con Rafele) che partendo dalla deriva autoritaria ormai evidente che il nostro agonizzante stato postmoderno ha preso (e che gli italiani ormai ridotti a popolo di yes-men si ostinano a non voler vedere) snocciala un buon thrillerino-politico che indaga con una certa cura le varie sacche del sopravvivente attivismo politico italiano.
Dall' ultradestra forzanuovista ai neoanarchici-postcomunisti-filoambientalisti;
tutti dentro a darsi un gran da fare con l'idea di migliorare il mondo e invece si ritrovano entrambi, inconsapevolmente, ad essere pedine sacrificabili e scarificate in un gioco molto più grosso di loro e che è poi l'espressione più matura di tutto quello che credono di essere destinati a rivoluzionare.

Letto in una giornata, scorre senza problemi.
Che altro dire: non ci si strappa i capelli dal divertimento ma col mondo là fuori (per come va, per come gli permettiamo di andare) non è che ci sia tutto questo da divertirsi.

p.s.
interessante il rapporto oppisitivo(già dai nomi) tra il capo dei poliziotti corrotti (MASTINO) e il capo dei "buoni" (LUPO).
Mastino, è un cane e quindi è fortemente fidelizzato verso il padrone che gli dà da mangiare ma anche aggressivo, in certo senso bruto\brutto.
Lupo invece mantiene i tratti originari della razza quindi è più nobile ma anche più solitario, ha un istinto superiore ma fa più fatica a farsi accettare e a relazionarsi anche coi suoi che, se pure dalla parte giusta sono sempre espressione di un mondo fatto di "cani".

mercoledì 10 giugno 2009

Come si fa il grande partito riformista

di Watchman

Eccoci di ritorno dall' ennesimo disastro elettorale e in cerca di farlo passare come una sconfittina in una scaramuccia.
Si parla tanto neglia ambienti Sinistri-Sinistrati-Sinistranti di grande partito riformista -che il PD dovrebbe già essere- ma che, dati alla mano, invece di gonfiarsi si sgonfia.
Ora, lungi da me il lodare il metodo teo-tecno-egocratico di Berlusconi, ma se c'è una cosa che il PDL è sempre riuscito a far pesare sulla schiena degli elettori che andavano a imbucare le loro schedine della speranza nell'urna del futuro incerto è che loro (il PDL) le idee ce le avevano chiare:
accettare in blocco e senza riserve le idee di Berlusconi.
Il tutto è fra l'altro evidenziato dal fatto che proprio ora che ogni tanto Fini gli da qualche piccola sportellata, un punticino e mezzo lo perdono.
Allora uno si dovrebbe dire: riaprtiamo da qui. Ripartimo da una linea comune: discutiamo scanniamoci pestiamoci al congresso, ma usciamo dal congresso dicendo "tizio è rimasto in piedi, fino al prossimo congresso il capo è lui, almeno che non proponga suicidi di massa io sono d'accoro con la sua linea politica". Altrimenti al povero Tizio gli si fa fare la fine di Veltroni che fece il pieno dei voti della base e fece pure il pieno dei calci nelle palle della dirigenza, tanto che con le palle ancora doloranti si dimise e espatriò in America.
Ora, dando per scontato (il che deriva solo da onestà intellettuale) che DS e cattolici non riusciranno mai ad avere una linea politica comune (perchè se uno che passa dice "Papa" i DS si toccano e i cattolici si genuflettono) bisognerebbe riflettere con sincerità su quelli che possono essere i reali scenari futuri.
Premesso che defenestrare la Binetti per inbarcare Casini non è che sarebbe proprio una genialata, ci starebbe da guardare con un po' di sforzo un po' più a sinistra:

PD: 26.1% ( -10% dei cattolici) +IDV:8% +RC:3.4% +SL:3.1% = Grande Partito Riformista: 30.6%

ne consegue poi che UDC:6.5% + ex-margherita:10%= Centro: 16.5%

partendo da questi presupposti si può poi ragionare su alleanze programmatiche; non se lo ricorda più nessuno Berlinguer col "compromesso storico" o Togliatti che "vota l'art.7" ?
le forze di estrema sinistra dovrebbero capire che l'unico futuro possibile è questo, che andando verso un modello bipolare o cmq con meno partiti se vogliono dire qualcosa lo devono dire in una forza di sinistra più grande (ho detto di sinistra, si. per questo c'è da defenestrare i teodem e compagni).
Credo che il futuro del riformismo passi da qui e non da una allenaza con l'UDC che rafforzerebbe solo la minoranza cattolica del PD chiudendo in cantina la maggioranza di sinistra che è da sempre la naturale portatrice delle istanze riformiste.
Se si crede veramente al progetto di un Grande Partito Riformista si deve accettare il fatto che puo essere solo un Grande Partito Riformista della Sinistra
e che non può essere un Grande Partito Riformista dei "neoDC-ma un po' + a sinistra-se ci ascoltano".
QUINDI, IN SOLDONI:
Con-gre-sso!! Con-gre-sso!! Con-gre-sso!!
fuori Franceschini, dentro Bersani magari big-ticket con Renzi o Serracchiani
Dalema presidente così il nonno non le spacca più e si gode la poltroncina della pensione (ahh.. se imparasse da Napolitano)
e poi dialogo e come diceva veltroni-guzzanti: "componiamo i contrasti" con le altre sinistre
e vedrete magari che tutti quelli che non sono andati ai seggi o che ci sono andati per scrivere bestemmioni e fare disegnini, magari qualche crocetta in più sul Grande Partito Riformista della Sinistra la faranno

domenica 7 giugno 2009

Il Paese è Reale - Afterhours

di Watchman


*in appendice il testo della canzone.


Ancora un video concettuale, ancora il solito sound graffiato, ancora il solito grande lavoro degli Afterhours.
Reduci dalla scommessa San Remo che li ha mostrati al grande pubblico ma li ha esposti alle critiche dei fedelissimi (si pensi ai Metallica del "Load" e "Re-Load" in poi..) e che in tema con la loro intima natura li ha lasciati a metà del guado (fuori la prima sera, ma vinto il premio della critica)sfornano questo gioiellino che prende a schiaffi lo spettatore-ascoltatore con gli strumenti beceri del mediatismo contemporaneo che poi è parte del sistema criticato dalla canzone e dal quale gli Afterhours ci invitano a scegliere di affrancarci (Vedi il playback fintissimo e scandito da spot per telespettatore-consumatore-scimmia della domenica pomeriggio).
Il video si apre sul Paese Reale, quello del titolo, una gigantesca massa di polli chiusi in gabbia che guardano il grande millantatore -quello che ha girato lo spot, quello che canta in playback, quello che guarda te il caso è vestito da Napoleone- da dietro le griglie delle loro gabbiette che ricordano un po' una televisione (non a caso televisione\gabbia di ferro in rapporto ossimorico di messaggio non che libera ma che imprigiona).
Poi Napoleone snocciola il clichè del bravo italiano medio cattolico apolitico postmoderno: "Dici sempre le preghiere conti sempre fino a dieci e preghi ancore che non tocchi a te decidere"
Insomma quel soggetto totalmente rincoglionito che ormai ha sospeso la sua capacità di giudizio e l'ha girata in delega, come una cambiale in bianco, al grande comunicatore perchè lo assolva dallo sforzo di doversi chiedere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, e soprattutto perchè.
Mentre il testo ci invita a prendere coscenza di quanto tutto quello che ci viene dato a bere sia fittizio e che anche se svegliarsi ci farà male, si dovrà pur sempre farlo ("piangi fermo in tangenziale inseguivi una cazzata era splendida e dorata dolce e avvelenata"), la tv-spazio spot-messaggio snocciola oltre napoleone i soggetti preferiti del palinsesto contemporaneo: il criminale\terrorista\mostro (con la sua bella uniforme in stile guantanamo), la stella del momento (che poi è solo una riedizione mediocre di una vera stella del passato; leggi "Elvis"), lo sceriffo sfigato (con la faccia segnata da duro ma coi vestiti che ricordano più un rodeo che un tutore dell'ordine) e il terrorizzato dalla pandemia (con la mascherina ma pure il rimmel sugli occhi, perchè alla salute ci si tiene ma pure ad essere fashion come si fa a rinunciarci).
E dopo averti spiegato che anche tu, sì tu -che ti ritieni consapevole, che credi di sapere che loro vogliono farti credere di essere uno di quelli e invece sei solo uno dei polli dentro la gabbia abbagliato dal caleidoscopio, convinto di aver guardato oltre il velo di maya, sicuro di aver trovato la chiave per aprire quella loro bastarda allegoria\mitopoiesi\mito tecnicizzato- non sei diverso dagli altri pennuti; ti invitano a muovere il culo: "e tu vuoi far qualcosa che serva", non vorresti VUOI, non devi pensarlo lo devi FARE.
Ti devi riappropriare della tua volontà del tuo cervello di te, ti devi riprendere quella cambiale in bianco e strapparla perchè finche quella cambiale la lasci a loro "non ti accorgi che se lo vuoi tu quel che valeva poi non vale più".
"Qualcosa che serve" lo DEVI fare "perchè anche per te se il tuo paese è una merda"
devi sapere che "c’è una strada in mezzo al niente" ma che "non porta fino a casa
se non ci vai tu". si cazzo. SE NON CI VAI TU. MUOVI QUELLE ZAMPETTE DA POLLO che reggono il tuo culo grasso e pesante che loro ti hanno insegnato che sta più comodo sul divano davanti alla televiosne che per la strada a creargli problemi. Muovi il culo e fatti sentire perchè "dire la verità è un atto d'amore" e se aspetti che la dica uno vestito da Napoleone che ti tiene a guardar fantocci vuoti sperando che prima o poi tu ti senta veramete uno di essi allora la tua "rabbia muore".
Ti hanno già ammazzato la libertà (sei nella gabbia), ti stanno ammazzando la ragione (ti costringono a guardare quello che loro volgiono che tu guardi. remember "Arancia Meccanica"?)... non farti ammazzare anche la rabbia. MUOVI IL CULO!


IL TESTO

Dici sempre le preghiere
conti sempre fino a dieci e
preghi ancora che
non tocchi a te
decidere
Piangi fermo in tangenziale
inseguivi una cazzata
era splendida e dorata
fresca e avvelenata
ma il paese da affondare
tutto intorno a te a ballare
bestemmiando disprezzare
e riderci un po’ su
E tu vuoi far qualcosa che serva
e farlo prima che il tuo amore si perda
Non ti accorgi che se lo vuoi tu
quel che valeva poi non vale più
Se ti han detto resta a casa
vola basso non scocciare
se disprezzi puoi comprare
se vale tutto niente vale
se non sai più se sei un uomo
se hai paura di sbagliare
se hai voglia di pensare
che fra poco è primavera
Adesso fa qualcosa che serve
che è anche per te se il tuo paese è una merda
c’è una strada in mezzo al niente
piena e vuota della gente
e non porta fino a casa
se non ci vai tu
Io voglio fa qualcosa che serva
fammi far solo una cosa che serva
dir la verità è un atto d’amore
fatto per la nostra rabbia che muore

martedì 12 maggio 2009

Attualità della Repubblica romana del 1849

di Wathcman

Nata all’una di notte del 9 febbraio 1849 per volontà di un’ assemblea costituente regolarmente eletta a suffragio universale maschile, la “Repubblica romana” resta ad oggi uno dei più arditi e lungimiranti esperimenti di democrazia.
Quando il 24 novembre 1848 il Papa Pio IX era fuggito a Gaeta spaventato dall’espressione violenta di questa necessità riformatrice materializzatasi nell’uccisione del primo ministro pontificio, il cardinale Pellegrino Rossi, il fronte rivoluzionario in Italia aveva già registrato vittorie di primissimo piano.
Firenze Palermo e Venezia erano state “liberate” e presto si sarebbe aggiunta Genova completando un quadro che vedeva i maggiori centri dell’epoca in aperta e radicale trasformazione delle istituzioni verso soluzioni democratiche che lasciava immaginare la suggestiva ipotesi di un’ Italia unione federale di liberi comuni, sogno che avrebbe trainato la rivolta parigina nella Comune del 1871.
La Storia come è noto andò diversamente e se il movimento repubblicano dovette registrare di fatto la sconfitta rivelatasi nelle fattezze del massiccio contingente francese (35.000 uomini) voluto dall’ allora presidente della repubblica e futuro imperatore Luigi Napoleone Bonaparte, più per gratificare l’elettorato cattolico che lo aveva sostenuto che per convinzioni di ordine socio-politico, non possono che essere considerati una straordinaria vittoria i risultati prodotti dalla “Repubblica romana” nel campo dell’ innovazione delle istituzioni e della profondità dei valori espressi nel suo ultimo ma fondamentale documento: la costituzione del 3 luglio 1849, ineguagliato se non con un secolo di ritardo esempio di modernità che ben più dello Statuto Albertino avrebbe influenzato i padri costituenti della repubblica italiana all’indomani del secondo conflitto mondiale.
È innegabile che l’esperienza della “Repubblica romana” fosse l’espressione più matura dei suoi uomini maggiormente rappresentativi: Giuseppe Garibaldi come eroe militare e Giuseppe Mazzini quale statista e ideologo di straordinario spessore.
Fu il corpo di volontari guidati dal condottiero di Nizza a respingere la prima aggressione delle truppe francesi venute a restaurare l’autorità papale e a far traballare il seggio di Luigi Napoleone Bonaparte che scampò, quando la notizia giunse in Francia, a una mozione di sfiducia per soli venti voti.
Fu la lucida visione mazziniana a produrre per la prima volta in Italia e non solo, una repubblica proclamata e legittimata da un’ assemblea eletta a suffragio universale maschile ( e che di fatti non negava il voto alle donne le quali restarono escluse dall’esercizio di questo diritto solo perché la consuetudine non le aveva mai viste esercitarlo), fondata sulla sovranità del popolo e straordinariamente progredita in termini di laicità dello Stato (al Papa veniva riconosciuto la libertà di esercitare il proprio magistero spirituale ma veniva privato del potere temporale), istituzioni sociali (un progetto di riforma agraria prevedeva la concessione di parte dei fondi confiscati al clero in affitto perpetuo alle famiglie più povere) e addirittura diritti umani (la costituzione aboliva la pena di morte con larghissimo anticipo su qualsiasi altro documento nazionale o internazionale).
L’esperienza della Repubblica romana è forse quella che avalla in maniera più evidente la recente teoria, che si sta imponendo nel dibattito storiografico, che individua fra le principali differenze tra i moti del ’48 e quelli del ’49 la più evidente matrice e gestione da parte di forze politiche liberali nei primi e democratiche nei secondi.
Le idee-guida del pensiero mazziniano sono certamente quelle che più hanno influenzato, almeno in Italia, la formazione di un pensiero democratico unitario ed il rapporto, almeno in questo periodo, dicotomico tra la visione liberale e quella democratica è reso evidente dall’ atteggiamento palesemente ostile assunto dal “Risorgimento”, rivista diretta dal liberale Camillo Benso conte di Cavour, in merito all’esperienza dei patrioti romani e al pensiero dello stesso Mazzini (nonostante Cavour ne condividesse alcune sfaccettature quale l’impossibilità di fare un’ Italia unita senza l’appoggio di un potenza straniera, con particolare attenzione alla Francia).
In fondo, non possiamo non riconoscere che se oggi i più autorevoli manuali di storia contemporanea ci parlano di un’ unità italiana raggiunta per una contestuale spinta “dall’alto” e “dal basso” è perché quest’ultima venne da quegli uomini di vocazione democratica formatisi proprio in questo periodo.
Al di là delle considerazioni in merito all’influsso che l’esperienza romana e la sua costituzione ebbero sui successivi moti ed esperimenti democratici e repubblicani, in Italia e non solo, non possiamo ignorare come gli avvenimenti del ’49 siano stati di fatto considerati “patrimonio nazionale” se sono stati e continuano ad essere oggetto di convegni e conferenze.
Come dimenticare la conferenza tenutasi a Ginevra il 9 febbraio 1927 che registrò l’intervento di uno dei futuri costituenti,Giuseppe Chiostergi, e riunì per la prima volta tutti gli antifascisti in esilio permettendo loro di concertare un movimento resistenziale degli esuli.
E come non ricordare che quando il 9 febbraio 1949 il parlamento si accingeva a commemorare i giorni della “repubblica romana” questi ricevettero interventi di plauso persino dai deputati democristiani ( La Malfa: “non so cosa ci riservi il futuro ma so cos’è stata la grandezza della Repubblica romana” ) e comunisti ( Marchesi ricordò gli ideali mazziniani di collaborazione e libertà tra i popoli ).
Oggi non possiamo che riconoscere la straordinaria attualità di quell’ esperienza e di quelle idee; constatiamo che:

• la costituzione che oggi regge la nostra Repubblica è quantomeno figlia se non epigone di quella del ’49

• il sogno europeista ante litteram di Mazzini è una realtà ( anche se non ancora pienamente realizzata )

• che il fascino della modernità e delle idee della repubblica romana ci coinvolgono ancora personalmente ( soprattutto ora che il dibattito sulla laicità dello Stato e sulle prerogative della Chiesa è quanto mai vivace )

viene da domandarci anzi se fra quei valori, fra quelle idee-guida non ne abbiamo trascurata qualcuna di molto importante, come la straordinaria concretezza della forma nel computo istituzionale.
Ci viene da riflettere, proprio in questi giorni in cui il Presidente del Consiglio ci dice che non è possibile governare senza la decretazione di urgenza e che forse sarebbe bene rendere quell’urgenza, che pure esautora il parlamento di alcune delle sue prerogative fondamentali, prassi perché è la sostanza che conta davvero, se quei patrioti che si affannarono lavorando nella notte per approvare la costituzione prima di cedere alla rappresaglia francese, l’avrebbero pensata allo stesso modo.

martedì 5 maggio 2009

"Stella del Mattino" di Wu Ming 4

di Watchman

Platone scriveva "solo i morti hanno visto la fine della guerra",
Wu Ming 4 sembra replicare "no, neanche loro.
Perchè la guerra non finisce,
e i morti continuano a vivere nella guerra che i vivi si portano a casa."

Stella del Mattino è anche e soprattutto questo:
la storia di uomini masticati dalla guerra ma sputati ancora vivi,
che piangono gli amici scomparsi un po' per farli tornare
e un po' per far tornare la guerra,
che li ha cambiati ma che ora è l'unico posto in cui ritrovano un senso.

Sono poeti, storici, artisti ma sono soprattutto vincitori\sconfitti:
che hanno vinto la guerra ma sono sconfitti dai loro demoni;
che hanno sconfitto la morte ma sono vinti dal ritorno alla vita.
E' in primo luogo per questo loro essere così molteplici e definiti, vari e chiari allo stesso tempo che vengono travolti da l' "uomo incompiuto" che non è dio e non è satana, che è un re senza corona e un condottiero senza spada, che è la nemesi e il lato oscuro e lo specchio crudele.

Stella del Mattino è il libro dell' anima, della verità che distrugge le parole e la storia di grandi portatori di parole (Tolkien, Lewis, Graves...) che non riescono a parlare di verità.
E' la dimostrazione che è la verità a fare della storia un capolavoro (e non una storia se capolavoro ad assurgere al rango di verità), perchè la verità è la parola dell'anima.
E' per questo che le poesie di Graves sono belle solo quando parlano della guerra, perchè la guerra è la verità;
è per questo che la "terra di mezzo" ha un senso solo se parla di questo mondo e non di un altro, perchè è QUESTO mondo la verità;
è per questo che le fate di Lewis trovano la strada per "uscire dal forziere" solo se quello è il forziere della SUA vita, perchè quello che sta in QUEL forziere è la verità.

Poi, potrei dilungarmi sul testo, disquisire sul fatto che la prosa scarna e diretta rende un po' farraginosi gli ingranaggi finchè non si inquadri la chiave di lettura,
ma sarebbe come dire che è difficile capire il mondo e l'uomo finchè non li si guardi attraverso la verità,
e allora sarebbe solo dire quello che Stella del Mattino dice già, sarebbe solo mortificare quello che si trova alla fine del viaggio, sulla strada di quella stella.
Quindi vale la pena di farlo questo viaggio,
dalle trincee\paludi stigee sulla Somme fino nel deserto nel vento caldo di Damasco.
Per aspera ad astra: attraverso le asperità della guerra fino nel cielo, alle stelle.
Anzi, alla stella: la Stella del Mattino che splende sulla rotta di Wu Ming 4

venerdì 24 aprile 2009

Libro e censura nella prima età moderna

di Watchman

La censura è un filo rosso di silenzio che lega tutte le epoche storiche.
È un fenomeno che esiste da sempre e si manifesta dovunque ci siano ideologie e precetti da veicolare, sostenere o reprimere.
Certo è che il filo della censura diviene improvvisamente più consistente, e quindi più evidente, parallelamente all’invenzione della stampa e al suo sviluppo.
Ad onor del vero va però ricordato che l’arrivo di questa novità, la stampa, non fu sempre visto di cattivo occhio, anzi in un primo momento fu accolto con entusiasmo.
Gli stati ne intuivano il potenziale come nuovo mezzo di controllo sociale mentre la Chiesa vi vedeva un nuovo potente canale per diffondere e radicare i precetti contenuti nelle opere teologiche e devozionali.
Ugo Rozzo ci ricorda che “il libro a stampa nasce religioso” e che fu proprio con questo argomento che le tipografie decisero di esordire anche perché più facilmente spendibile sul mercato dell’epoca. Quando si parla di “rivoluzione” del libro a stampa non si esagera di certo; basti pensare che nel 1450 in Europa erano disponibili circa duecento\trecentomila codici amanuensi mentre nel 1500 la diffusione dei libri a stampa è stimata dicei\venti milioni di volumi. Di questa enorme produzione circa il 45% dei libri (del ‘400) erano testi religiosi di cui 1/6 opere devozionali, 1/4 raccolte di sermoni e 1/10 Bibbie e commenti. L’Italia stampa il 50% dei libri religiosi d’Europa di cui il 20%ca in volgare ( la Bibbia viene diffusa in “italiano” molto prima che nelle altre lingue vernacolari. Il primo esemplare è del 1471 ad opera di un monaco camaldolese. ). Il maggior fenomeno editoriale dell’epoca è certamente quello delle raccolte di prediche di Gerolamo Savonarola che sfrutta appieno le potenzialità del nuovo mezzo di comunicazione per attaccare la corruzione della Chiesa. E se tuttavia questo non produce effetti immediati (gli interventi furono tardivi e inefficaci), mette per la prima volta in evidenza di fronte agli occhi della Chiesa come la stampa in piena libertà potesse costituire un pericolo. Una Chiesa che poi, di fronte al riproporsi e moltiplicarsi delle dottrine ereticali, si trova costretta a prendere provvedimenti più seri: Nel 1487 Innocenzo VIII° dirama una bolla che impone la censura preventiva, obbliga i vescovi (nelle diocesi) e il Maestro del Sacro Palazzo (a Roma) al vaglio e all’approvazione dei testi prima della loro libera pubblicazione. Nel 1515 Leone X° con un’altra bolla, rende tale misura ancor più restrittiva delegando l’imprimato ad un accordo tra vescovo e inquisitore locale. Tuttavia ad ostacolare prese di posizioni ancora più forti c’erano ancora due motivi molto rilevanti:

1) mancava una definizione ufficiale delle dottrine controverse (solo dal 1545, con l’apertura dei lavori del Concilio di Trento, si comincia a definire con chiarezza la dottrina “ortodossa” della Chiesa).

2) c’era ancora un gruppo consistente di cardinali favorevoli alla riconciliazione con i protestanti (che quindi invece di condannare esplicitamente cercavano di prendere tempo).

È nel 1549 che comincia a prendere corpo il progetto del 1° Indice Universale Romano, fortemente voluto dal nuovo Papa Paolo IV° Carafa da sempre ostile ad una eventuale riconciliazione con i protestanti e fervente sostenitore del dicastero della Santa Inquisizione, che vedrà la luce nel 1558. Paolo IV° coglie l’occasione per allargare il campo d’azione degli inquisitori (per sua volontà nel 1542 nasce la Congregazione del Santo Ufficio) che, nella loro lotta contro gli eretici e contro i libri che veicolavano le loro idee, tra il 1542 e il1543 ottengono l’estromissione del vescovo dall’imprimato e la piena responsabilità di quelle scelte. Tuttavia il primo indice si arenò di fronte a due problemi difficilmente affrontabili:

1) l’estremismo delle norme imposte dagli inquisitori rendeva l’indice difficilmente applicabile (oltre alla serie di libri proibiti infatti, prevedeva la scomunica per chiunque fosse trovato in possesso di uno dei suddetti libri).

2) L’estromissione dei vescovi dai lavori rendeva assai più difficile la distribuzione sul territorio delle nuove norme, soprattutto per gli inquisitori che erano poco numerosi e non equamente distribuiti sulla penisola.

Tutto cambiò con l’imprevisto decesso di Paolo IV° circa nove mesi dopo; il suo successore, Pio IV°, bloccò l’indice e affidò al Concilio di Trento l’onere di stilarne uno nuovo. Questo nuovo indice fu completato nel 1564 e presentava delle importanti novità:
1) Attribuiva ai vescovi una funzione di primo piano in tutta la gestione della censura.

2) Presentava una maggiore moderazione nei divieti concedendo l’assoluzione a chi leggeva libri proibiti non ereticali.

3) Inseriva nell’indice i libri che trattavano di “argomenti lascivi o osceni”, di astrologia e di magia o superstizione.

Con la morte di Pio IV° e l’elezione al soglio pontificio di Antonio Michele Ghislieri (Pio V°) la Chiesa torna ad attestarsi su posizioni di maggiore intransigenza, recuperando le dispozioni dell’indice del 1558 che tuttavia furono applicate a fatica per l’influenza che l’ancora non disciolto Concilio tridentino esercitava.
Tuttavia con la chiusura dei lavori e lo scemare del potere del Concilio i divieti presenti nel primo indice vengono di fatto reimposti.
Nel 1571, il Papa, costituisce una commissione di cardinali per rivedere il catalogo in vigore dei libri proibiti e nel 1572 il suo successore trasforma tale commissione in una “Congregazione per l’indice dei libri proibiti” che prevedeva norme ancor più restrittive.
Tra il 1572 e il 1596 il controllo sul territorio è affidato agli inquisitori e per la diocesi romana al Maestro del Sacro Palazzo che producono tantissime nuove liste di libri che sono però molto confuse e spesso in contraddizione tra loro.
L’alternarsi al soglio pontificio di ex inquisitori e non, produce nella compilazione delle nuove liste una linea altalenante tra la moderazione (dei vescovi se il Papa non era un ex inquisitore) e la totale chiusura (degli inquisitori se il Papa era stato uno di loro). Per questo il terzo Indice promulgato nel 1596 finisce con l’essere molto poco chiaro e col riflettere una scarsa corrispondenza tra le norme volute dalla sede centrale e la loro effettiva applicazione a carico delle autorità ecclesiastiche periferiche. Possiamo azzardare quindi che l’indice del 1596 sia di fatto il prodotto della crisi di rapporti tra vescovi e inquisitori nell’atto normativo riguardante la censura da applicare ai testi in circolazione; crisi di rapporti che opponeva alla dura repressione inquisitoriale, che invocava la distruzione dei volumi religiosi non in latino e il divieto di lettura dei testi ebraici, all’atteggiamento più aperto e in un certo senso più diocesano dei vescovi. Volendo mettere da parte lo specifico discorso sull’indice e sui suoi sviluppi possiamo comunque ritenere evidente il principio che sta alla base della sua promulgazione, indipendentemente dagli organi ad esso preposti e dalla loro particolare modo di intenderlo: “allontanare i fedeli dal testo sacro in ogni sua forma integrale o parziale”. Questo bisogno di costruire un nuovo strumento per rendere più forte la censura fu reso necessario dall’accendersi e diramarsi dei nuovi focolai dell’eresia e dalla capacità degli uomini promotori di quelle idee inaccettabili per la chiesa di comprendere l’immenso potenziale di quel nuovo mezzo di comunicazione, quale era la stampa, capace di diffondere e radicare in maniera così rapida ed estesa i loro messaggi rivoluzionari. Fu la modernità di quegli uomini e di molti tra gli aderenti a quei nuovi sistemi di valori a costringere la Chiesa nella paura e ad obbligarla ad assumere un atteggiamento intransigente nei confronti di un po’ tutte le opere a stampa. Il che fu reso evidente dal fatto che di fronte alla fatica con la quale le idee ereticali venivano bloccate si iniziò a temere la loro trasmissione anche per canali diversi dai libri propriamente di argomento religioso. Per questo la censura e la conseguente repressione investirono anche i testi letterari (Il “Decameron” di Bocaccio; Il “cortigiano” di Castiglione) e quelli che erano diventati i manuali professionali. Entrambi quei volumi appartenenti a queste categorie di libri furono nella maggior parte dei casi espurgati dai “contenuti proibiti” (che non erano soltanto dogmi eretici, ma anche: l’irrisione delle gerarchie ecclesiastiche, riferimenti al fato o comunque tendenti a cancellare il libero arbitrio e la divinizzazione della donna) e spesso addirittura ritirati o non consentiti alla pubblicazione con escamotage quali il rientro in categorie come “libri dal contenuto licenzioso o osceno” e “libri che arrecano offesa alle pie orecchie del lettore”.
Va ricordato per concludere che poiché il potere della Chiesa di Roma si estendeva di fatto alla sola penisola italica ed anzi a parte di essa (va escluso il Regno), l’atteggiamento intransigente delle censura e il conseguente blocco della maggior parte degli scritti nella lingua vernacolare costrinse l’Italia ad una regressione sul piano letterario e su quello della diffusione della lingua. Blocco che avrebbe portato, come estrema conseguenza, al lungo ritardo nello sviluppo di un visione unitaria del territorio e di una identità nazionale che invece gli altri stati europei avevano da tempo scoperto.

mercoledì 22 aprile 2009

Il progetto Shackleton nasce per colmare un vuoto che ci sembrava ormai diventato insopportabile:

sentivamo la mancanza di un luogo di cultura in cui portare avanti libere discussioni intorno a temi storici, letterari e culturali in genere

con l'obiettivo di un confronto costruttivo, fondato su elementi concreti corenti e consapevoli
e al tempo stesso libero, concepito come una comunità di ricerca partecipata e aperta agli interventi di tutti

perchè se c'è qualcosa che ci hanno insegnato Sir. Ernest Henry Shackleton e la storia epica della spedizione Endurance del 1914 è che:

la grandezza di un uomo non si giudica dai suoi successi ma dalla forza con cui insegue i suoi sogni
e dal rispetto che porta a coloro che li condividono con lui

E allora noi siamo qui a inseguire ostinatamente i nostri sogni
e siamo pronti, nel massimo rispetto, a condividerli con voi.

SHACKLTON E' REALIZZATO DA:


Watchman